Unità d’Italia e Sud: volti, storie, personaggi.
L’evidente intento di Angelo Donno, dopo “Il meridiano delle stelle” è quello di continuare la sua rilettura della storia patria, privilegiando il periodo che interessa l’unità d’Italia, sforzandosi di offrire un affresco diverso, più reale e più incisivo di quello offerto dai libri di scuola. E, soprattutto, chiarire quali fossero le reali condizioni e le poco conosciute vicende interne delle case regnanti che portarono alla formazione di un’Italia che, ancora oggi, stenta a riconoscere la propria unità.
In “L’ultimo re”, con sottotitolo “nel cuore del regno” (Lupo editore) impariamo a conoscere e ad affezionarci quasi alla figura di Francesco II di Borbone, monarca triste e certamente oberato di responsabilità e conflitti più grandi di lui.
E, anche questa volta, Donno riesce ad inserire microstorie affascinanti, nel corso della narrazione ad ampio respiro, partendo da Taviano che è il suo paese natale, luogo onnipresente nelle sue meticolose ricostruzioni storiche.
Ora, è chiaro che un bravo scrittore, soprattutto quando affronta vicende storiche lontane nel tempo, già confermate con l’esito e la versione dei vincitori, deve riuscire ad essere imparziale e lontano da giochi di parte e campanilismi; in questo Donno è abilissimo a proporre la sua tesi (già perpetuata negli altri suoi scritti) senza nessuna partigianeria e, anzi, sforzandosi di trovare anche negli antagonisti di un Sud calpestato e tradito nei suoi abitanti, nei contadini, nelle donne, nella gente comune più umile e povera, quella scintilla di humanitas così spesso carente nelle cronache di guerre e occupazioni. Ma l’abilità dell’autore si realizza al suo punto più alto quando stempera la drammaticità dell’incalzare degli avvenimenti con l’inserimento delle vicende personali dei diversi personaggi che, con il loro pensiero e il dolore per le vicissitudini negative della propria esistenza, finiscono per esplicitare al meglio il pensiero di chi quelle vicende le ha veramente vissute.
Donno, insomma, ci offre una affascinante ed accattivante panoramica di come le battaglie, i personaggi storici, gli intrallazzi politici, finiscano per trascurare le sofferenze e le sconfitte dei singoli individui che, proprio nel dolore, finiscono per mostrare i migliori aspetti del proprio essere uomini e donne.
Siano essi una semplice ricamatrice, un re o un patriota. Magari lo stesso Garibaldi che è l’unico, tra i “piemontesi invasori” a dimostrare la pietas degna degli eroi omerici.