Intervista a Angelo Donno, autore del libro “L’ultimo Re”.
Angelo Donno è nato nel 1959 a Taviano (Lecce), dove vive. È sociologo, dirigente di primo livello presso il Dipartimento per le Dipendenze Patologiche della ASL di Lecce. Impegnato da
sempre in politica, è stato Assessore alla Cultura nel suo Comune. Come sociologo continua a svolgere lavoro di indagine per la crescita del territorio. Altre opere: ”Il meridiano delle stelle”, Manni Editore, ma oggi vi parleremo del suo romanzo “L’ultimo Re”, edito da Lupo Editore.
Il libro: “È il 1859. Mentre in tutta la penisola si susseguono quei profondi mutamenti che porteranno all’unità d’Italia, da Taviano, piccolo centro della Terra d’Otranto, Duilio, giovane artigiano, parte per Napoli in cerca di un lavoro dignitoso, lasciando Elda, la giovane moglie, con l’impegno di richiamarla nella capitale una volta trovata sistemazione. Il 24 marzo del 1860, però, Duilio muore in un incidente sul lavoro negli stabilimenti di Vingtrie di Pietrarsa. Elda, rimasta sola, grazie all’aiuto di don Vito, il parroco della Chiesa Madre, trova lavoro come assistente di Donna Anna Caracciolo, la sorella del Marchese Giambattista. Il primo giorno di lavoro a Palazzo, la giovane donna incontra Don Alfonso Marinelli, un aristocratico napoletano ospite del Marchese. Quando scopre che il giovane deve ripartire con urgenza perché richiamato nella capitale, decide di cogliere l’occasione per andare a Napoli dove è sepolto Duilio. Ottiene un aiuto inaspettato dalla stessa Donna Anna che raccomanda Elda a don Alfonso e chiede a Giovanni Pisanò, nobile napoletano dalle origini tavianesi, di occuparsi della concittadina una volta giunta in città. Il destino dei protagonisti si intreccia con quello del Regno delle Due Sicilie. Pisanò, molto presto, riesce a fare entrare Eldanella Corte di Re Francesco II come ricamatrice. Proprio quando sia la giovane che Alfonso percepiscono il nascere di un coinvolgente sentimento reciproco, l’uomo, per ordine del Real Ordine Militare di San Giorgio, è costretto a partire per partecipare, come infiltrato, alla Spedizione dei Mille. La sua missione lo condurrà lontano dalla sua amata e dal regno di quello che sarà il suo ultimo re.”
Angelo Donno si è reso molto disponibile a rispondere ad alcune mie domande.
Pietro De Bonis: Benvenuto, Angelo! “L’ultimo Re” l’attesissimo tuo romanzo, una storia ambientata a metà ‘800 verso l’Unità d’Italia, è così?
Angelo Donno: Una storia Ambientata nell’anno in cui è avvenuta la conquista del sud. Il 1860 rappresenta certamente un momento di svolta, ma è stato sempre raccontato in modo inesatto. Il tentativo che cerco di fare con questo lavoro è quello di stimolare a leggere la nostra storia con più attenzione, facendo uno sforzo verso la ricerca della verità. Ho cercato di farlo con delicatezza come credo debba sempre fare un romanzo.
Pietro De Bonis: Narri vicissitudini di persone umili, sopravvissute a questo periodo di tumulti, narri in particolare di una donna, Elda: come nasce questo personaggio romanzesco?
Angelo Donno: A tal proposito mi piace ricordare la riflessione che Pino Aprile mi ha voluto dedicare:
“Quando si scrive la storia, si dimentica che è la somma di storie di uomini e donne. Ogni tanto, qualcuno, come Angelo Donno, ce lo ricorda.
Anche la grande storia è la somma di piccole storie. Elda, così come Alfonso e Alberigo sono persone comuni che hanno vissuto nel centro di passaggi epocali dando il loro anonimo ma prezioso contributo. Elda è una donna forte che reagisce ad un destino nefasto rendendosi protagonista della storia che appartiene a tutti noi.
Pietro De Bonis: Ci leggi un breve passo de “L’ultimo Re”?
Angelo Donno: -Erano trascorsi quindici giorni da quando aveva incontrato don Ambrogio, quando il frate medico, andato a portargli il pranzo, gli consegnò un biglietto del Marchese, con il quale lo informava che due giorni dopo, venerdì diciassette agosto, “avrebbe preso il largo”. Un brigantino spagnolo avrebbe attraccato a Gallipoli per caricare del macinato della sua produzione. Era l’occasione che attendevano per effettuare la fuga. Alfonso provò sensazioni composite, un misto di speranza e paura, euforia e tristezza.
«Venerdì diciassette! Mah, sarà una coincidenza o malasorte? Certo è che, se pure mi salverò, dovrò lasciare il mio Regno e con esso la donna che amo e che sognavo di riabbracciare».
Ciò che più di ogni altro gli generava tristezza era proprio il dover rinunciare a quella figura dolcissima il cui pensiero era stato il supporto che lo aveva sostenuto durante quell’amara avventura.
“Il resto dei dettagli li saprai a tempo debito”, chiudeva il biglietto.
Furono i due giorni più lunghi della sua vita. Immaginò mille cose, mille accadimenti, si sentiva vulnerabile, indifeso, e, soprattutto, provava un senso di fallimento molto forte. Aveva partecipato alla spedizione, convinto che si sarebbe trattato di monitorare l’ennesimo tentativo di attacco al suo Regno e invece, si stava consumando una catastrofe. Quella spedizione, che agli occhi dei più appariva bizzarra, quasi un diversivo per chissà quali altre azioni, si stava trasformando in una conquista dura da accettare.-
Pietro De Bonis: La letteratura può trasmettere grandi emozioni, Angelo, sei d’accordo?
Angelo Donno: La letteratura DEVE trasmettere emozioni grandi. In modo particolare la letteratura storica che ha l’arduo compito di trasportare il lettore in un’altra epoca. Senza emozioni questa alchimia sarebbe una fredda storia fine a se stessa.
Pietro De Bonis: La SpringoFilm ha realizzato un cortometraggio del tuo romanzo visibile su youtube, vuoi dirci qualcosa a riguardo?
Angelo Donno: Nasce dalla collaborazione tra la SprinGo Film e gli attori di Temenos recinti teatrale, tutti bravissimi nei loro ruoli, ed è venuto fuori un prodotto davvero importante. Mi piaceva l’idea di accompagnare l’uscita del romanzo con un booktrailer, lo ritenevo utile. I riscontri mi danno ragione perché si sta dimostrando il grimaldello con il quale attrarre, per esempio, gli studenti su un argomento come quello storico non sempre gradito.
Pietro De Bonis: Lo spunto di riflessione a cui tieni maggiormente che colga il lettore de “L’Ultimo Re”, avendo il tuo libro un’ampia introspezione storica-sociologica.
Angelo Donno: Spero che il lettore arrivi a cogliere quello che io ho percepito facendo ricerca storica durante la preparazione di questo lavoro. Cioè, il fatto che tutto il Risorgimento, così come ci è stato raccontato, poggia su un presupposto non vero, quello secondo il quale il meridione d’Italia si trovava in una condizione di tale indigenza da dover essere liberato. Semmai è vero il contrario. L’allora Regno delle Due Sicilie era la parte più ricca e produttiva del nostro Paese ed io ritengo che questa sia una verità storica che deve emergere.
Pietro De Bonis: Quanto la critica del pubblico plasma la tua scrittura?
Angelo Donno: Per niente. Io cerco di utilizzare il romanzo come passpartù per avvicinare alla storia. Un lavoro fatto di ricerca non può essere influenzato.
Pietro De Bonis: Grazie, Angelo, per questa intervista. Presentazioni de “L’ultimo re” prossime? Vuoi darci qualche appuntamento?
Angelo Donno: Siamo in fase di strutturazione del programma. Io mi auguro di avere molte occasioni per portare la storia della mia terra all’attenzione del maggior numero di persone, sperando di catturare il loro interesse, suscitare le loro riflessioni, condurli a riscoprire la storia “vera” di un grande popolo, quello meridionale.