E’ il 28 di marzo 1799, siamo a Taviano, un piccolo centro della Terra d’Otranto. Due donne, Adelia e Elide assistono la sorella Natalia, in procinto di affrontare un parto che appare, anche ai loro occhi, particolarmente difficile. Sono sole. Teresio, il marito, si reca a chiamare la levatrice, impegnata a far nascere Giambattista Caracciolo, primo figlio maschio di Don Nicola Caracciolo, futuro Marchese di Taviano. Quando questa giunge, capisce immediatamente che la situazione è grave e chiede di far convocare un medico. Natalia, in un momento di lucidità, chiede che ad assisterla sia Fra Liberato, un Frate medico responsabile dell’Ospedaletto di San Giovanni di Dio, situato presso l’omonimo Monastero, poco distante da lì, proveniente dall’Ospedale di S. Maria della Consolazione di Roma dove per anni aveva operato. La maestria e l’esperienza del Frate consentono di far nascere il bambino ma non di salvare la madre, che muore senza riuscire a vedere il nascituro. Da questa vicenda Teresio, il marito, ne esce sconvolto e scompare.
Le due sorelle si prendono cura del bambino al quale viene dato il nome di Ferdinando, in onore dell’amato Re.
Compiuti gli undici anni il giovane decide di entrare, da laico, nel Monastero per assistere Fra Liberato, il quale, ancora scosso per quanto accaduto in quella maledetta notte del 28 di marzo 1799, lo accoglie con l’entusiasmo di un padre. In poco tempo gli insegna a leggere e a scrivere, per poi farne una persona colta.
Nel Monastero Ferdinando trascorre la quasi totalità del suo tempo ed inizia ad assolvere anche affari di una certa importanza.
Dopo undici anni di vita passata a servizio del frate, divenuto ormai, oltre che tutore, anche un amico sincero, la sua vita ha una svolta repentina. L’11 novembre del 1820, giorno del Santo Patrono della città, accompagnando il Frate a celebrare la messa nella Chiesa Madre nota e s’innamora, in maniera inaspettata quanto repentina e travolgente, di Livia, la figlia del Marchese Don Nicola Caracciolo.
Inizia una struggente passione che, naturalmente, confessa subito al Frate, il quale, nel vano tentativo di evitargli ulteriori sofferenze, cerca di fargli capire quanto la loro unione sia irrealizzabile.
Poco tempo dopo, il 12 marzo 1821, Ferdinando incontra Giovanni, l’amico d’infanzia che dal 1816 viveva a Napoli alle dipendenze di un nobile, tal Don Filiberto Omodeo. Giovanni è nel frattempo entrato a far parte dei movimenti carbonari della capitale e si trova a Taviano proprio per incontrare l’amico e convincerlo ad entrare nell’organizzazione.
Ferdinando viene così, in poco tempo, investito da due grandi passioni, quella per Livia Caracciolo e quella per il nascente movimento, la Carboneria, che avrebbe dato un contributo decisivo per la costruzione dell’Italia unita.
Ferdinando pensa, ovviamente, di affrontare con Fra Liberato gli ultimi accadimenti, ma non fa in tempo perché il Frate, ormai vecchio, muore. E’ lui stesso a trovarlo esanime la mattina del 28 marzo 1821, giorno del suo ventiduesimo compleanno.
Con la scomparsa del Frate medico, Ferdinando perde la sua guida, il suo sostegno morale e spirituale e, dopo un breve periodo di smarrimento, decide di accettare l’invito dell’amico Giovanni ad entrare a far parte della vendita Carbonara di Taviano, che porta il nome de “I Regoli”. Il rito di affiliazione avviene nella masseria Ospina, ai piedi della “serra” che porta al mare, poco distante da Taviano, la notte del 20 maggio 1821 dopo i festeggiamenti, nella piazza grande, per il ventennale del Marchesato di Don Nicola Caracciolo.
Intanto, diventa più concreto anche il rapporto con Livia Caracciolo, anche lei travolta dalla passione, pur nella consapevolezza dell’irrealizzabilità di quel rapporto. I due riescono a trovare, nonostante le proibizioni imposte, soprattutto da parte di Donna Anna, la Marchesa, il modo per vedersi, conoscersi, amarsi.
Ferdinando partecipa sin da subito alle azioni della Carboneria sotto la guida e lo stimolo di Don Deodato Margiotta, avvocato tavianese, Gran Maestro dei “Regoli” ed esponente di primo piano della Carboneria Provinciale. In poco tempo ne diventa il leader e coordina una missione a Gallipoli con obiettivo di liberare Marino Spiri, il fattore del Barone Don Lorenzo Scategni, Carbonaro e Gran Maestro della Vendita di Felline. Proprio al ritorno da questa missione soccorrono, nei pressi del loro accampamento, Don Margiotta, il quale prega lui e Giovanni di tornare nella città ionica per consegnare un messaggio, importantissimo per le sorti della Carboneria Salentina, a Don Antonio De Pace, Gran Maestro della Vendita Gallipolina. Durante quest’azione Ferdinando viene ferito, sfuggendo da una retata della polizia borbonica e viene ospitato da Donna Luisa Rocci Cerasoli, cognata di Antonio e moglie del banchiere Don Gregorio De Pace, famiglia molto attiva nella Carboneria Gallipolina.
Ferdinando, per non mettere in pericolo i “cugini” della Vendita di Taviano sorvegliati dalla polizia borbonica, chiede a Donna Luisa di comunicare l’accaduto a Livia la quale lo raggiunge con una scusa, accompagnata dalla governante, la fida Maria e, con la complicità di Giuseppe, il fattore di suo padre, tenta di riportarlo a Taviano.